Situato a m 1525 s.l.m., nel comune di Capracotta, risulta essere tra i più alti d’Italia e si estende per circa 10 ettari. Si tratta di un orto botanico in cui vengono coltivate e raccolte piante per scopi diversi, quali la ricerca scientifica, la conservazione e la didattica. Ideato nel 1963 da Valerio Giacomini, uomo di spicco della comunità scientifica italiana ed europea, e realizzato da Paolo Pizzolongo, botanico illustre. Simbolo del Giardino è l’acero di Lobelius (Acer cappadocicum Gled. subsp. lobelii (Ten.) A.E.Murray), una specie endemica dell’Appennino centro-meridionale; un albero le cui foglie sono palmato-lobate a 5 lobi dalla punta acuminata.
Al suo interno è possibile osservare una grande varietà floristica tipica di tale ambiente, lungo un percorso che accoglie diversi habitat naturali quali la faggeta (specie arborea dominante il faggio Fagus sylvatica L., 1753), diffusa in una fascia altitudinale compresa tra i 1250 e i 1800 metri circa. Il faggio è una pianta maestosa, caratteristica della foresta montana di latifoglie, con corteccia liscia, gemme fusiformi e foglie ovali. I suoi frutti prendono il nome di faggiole. In associazione al faggio troviamo anche altre piante, come per esempio il Sorbo degli uccellatori, così chiamato poiché i cacciatori ne sfruttavano i frutti per cacciare i tordi; il Tasso, una conifera conosciuta con il nome di “albero della morte” in quanto contenente la tassina, un alcaloide dall’effetto narcotico e paralizzante; l’abetina (specie dominante l’abete bianco Abies alba Mill., 1759), conifera i cui nuclei naturali rappresentano dei veri e propri relitti glaciali; presenta foglie aghiformi inserite a pettine lungo il rachide, di colore verde scuro con due linee bianche longitudinali nella pagina inferiore; può raggiungere i 30 metri di altezza; ha pigne erette, rivolte verso l’alto; i cespuglieti, sparsi un po’ ovunque nel giardino; la zona palustre comprende piante, il cui fusto e le foglie sono per lo più emerse, che hanno sviluppato particolari adattamenti radicali atti a vivere in terreni acquitrinosi o paludosi: si annoverano specie quali Giunco tenace (Juncus inflexus), Senecione alpino (Senecio alpinus), Orchidee (Dactylorhiza maculata e D. incarnata subsp. incarnata) e la rara e protetta Calta palustre (Caltha palustris); la roccaglia, un ambiente che ricrea in maniera realistica ghiaioni e coltri detritiche di alta quota; nei ghiaioni montani del nostro Appennino si può rinvenire la Margherita laciniata (Leucanthemum coronopifolium subsp. tenuifolium).
Sono presenti inoltre un’aiuola delle specie d’alta quota appenniniche, tra cui si annovera la stella alpina degli Appennini (Leontopodium nivale), lo spillone della Maiella (Armeria majellensis), la festuca violacea (Festuca violacea subp. italica); ed un’aiuola di piante officinali: presenti la Belladonna (Atropa belladonna), una pianta della famiglia delle Solanacee utilizzata dalle donne nel periodo rinascimentale per conferire uno sguardo più languido grazie ad una sostanza, l’atropina, che dilata la pupilla; la Genziana maggiore (Gentiana lutea L., 1753), una pianta protetta di cui è vietata la raccolta; la Valeriana (Valeriana officinalis L., 1753), il cui nome popolare è erba dei gatti, dalle proprietà sedative e calmanti.
Di notevole importanza il “Percorso dei Sensi”, sviluppato per coloro che hanno disabilità motorie o visive.
La gestione del giardino è affidata ad un Consorzio, costituito nel 2003 ed attualmente formato da tre enti: Comune di Capracotta, Università degli Studi del Molise e Regione Molise.
Le finalità che si propone il Giardino sono la conservazione in-situ ed ex-situ di alcune specie di piante rare, endemiche e a rischio di estinzione. Un campione rappresentativo della biodiversità floristica regionale, raccolto nel Giardino, è conservato nel Museo dell’Erbario dell’Università del Molise (Herbarium Universitatis Molisii) con sede a Pesche (IS). In collaborazione con la Banca del Germoplasma del Molise, viene svolta inoltre un’attività di conservazione dei semi e propagazione di specie naturali e coltivate, a rischio di estinzione o utili al recupero ambientale. è di primaria importanza oltre a quella di conservazione l’azione svolta nell’ educazione ambientale, rivolta a tutti gli ospiti che ne fruiscono, al fine di sensibilizzare l’uomo al rispetto dell’ambiente e delle sue componenti.
Informazioni aggiuntive
Periodo di apertura: 15 aprile- 31 ottobre Orari: 8.00-18.00 ingresso libero
Per le visite guidate ( su prenotazione) Dott.ssa Iole Sabelli 340-6449336 Dott.ssa Carmen Giancola 349-6107487.
Abbigliamento consono per la stagione e scarpe da passeggio